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*il Ferrari ed il Basket

Il Ferrari nasce a Bondeno il 27 febbraio 1961.
Sulle orme del fratello Giancarlo detto "Cicalo" per via della sua curiosa posizione nel battere i tiri liberi, entra nel 1972 nella MATILDE BASKET di Bondeno. Viene allenato dal Mister Caselli detto "Hose" il quale per primo scopre le sue doti di regista e playmaker.

Nel 1973 consegue il diploma di partecipazione al 2^ torneo di mini cestisti organizzato dal Circolo G.S. Buontemponi di Barco.
 
Nell'anno successivo, allenato da Mr.Benea detto Cece e assieme ai compagni di squadra Fibo Ranieri, Dall'Olio detto Wilburne, Ketty Katanga e Spazio Andreotti detto PUZZA (ma per ragioni extra cestistiche) si aggiudica, con l' Amaro Piter una radio  a forma di lattina di coca-cola, per essere arrivati secondi al torneo di mini-basket dell' ITIP di a Ferrara.

Bondeno in quegli anni vive dei momenti di vera gloria, sia con la prima divisione che con le categorie minori. Gli sponsor si sprecano e Mobil Pisa sostituì Amaro Piter.
Proprio suo fratello gli consegnò, durante la toccante premiazione del torneo di basket organizzato nel giugno del 1974, l'ultimo premio che riuscì a vincere durante la sua sfavillante carriera di giocatore, si trattava di una medaglietta placcata oro che tutt' ora conserva gelosamente.
Ricordando quella finale il Ferrari è solito  raccontare che gli unici due punti che realizzò furono determinanti per la vittoria finale perché in effetti MobilPisa superò l' ASA Argenta 68 a 67 e che con ogni probabilità si consacrò come il miglior "dodicesimo uomo"  dell'intero torneo.

Nel settembre dello stesso anno si trasferisce con la famiglia a Ferrara, dove ll' attende Furlan coach del Mobili Zanella.
Sono anni di allenamenti duri, qui non si scherza, i migliori atleti di Ferrara sono tutti lì ma il Ferrari sul campo non riesce ad esplodere.
Il Mister lo tiene relegato in panchina ed é proprio lì, in quelle occasioni, che il Ferrari iniziò ad accorgersi di trovarvisi perfettamente a suo agio.
Fa spogliatoio, incoraggia i compagni, raccatta le palle, insomma si adatta perfettamente agli schemi del suo allenatore.
Ma quando il suo allenatore un giorno gli urlò "sei lento come una moviola!" il Ferrari capì che per lui non c'era più posto e anziché cambiare sport, decise di cambiare squadra.

Da free agent, quale egli si riteneva, si trasferisce a Mirabello dove trova Mister Barbieri detto Sciagura, il suo vecchio compagno Fibo e molto entusiasmo... anche perché la "Fossa di Mirabello"  era considerata  il gruppo di tifosipiù caldi della provincia... in effatti non è facile gridare :
"emporio dell' edilizia Mirabello... la...la...la..."per 40 minuti di fila
 
Durante una drammatica trasferta nell' inverno del 1979 a San Pietro in Casale successe l'incredibile! La partita si svolse sotto un pallone aerostatico e sotto una bufera di neve apocalittica, ma nessuno in campo pensava alle condizioni meteorologiche all' esterno. Al 18¹ del primo tempo su il risultato di 45 a 42
per i padroni di casa Mister Barbieri richiama in panchina il Ferrari per dargli un po' di respiro, ed egli,  com' era nel suo stile,  quando veniva sostituito, gettò uno sguardo per aria ....ma fece appena in tempo ad urlare con tutto il fiato che aveva in gola e con la assoluta consapevolezza che la partita sarebbe stata per lo meno sospesa: "slavinaaaaaa!!!"  un attimo prima che la sacca di neve che si era formata al centro del pallone non prendesse la direzione del canestro di sinistra ed andasse a colpire proprio l'angolo superiore del tabellone esplodendo come una bomba!


Ci vollero ore e ore per ritrovare sotto il pallone sgonfio e sommerso dalla neve tutti i giocatori,
gli arbitri e gli allenatori. Mister Barbieri fu l'ultimo ad essere tratto in salvo ed aveva ancora la sua eterna sigaretta tra le labbra.
Qualche anno dopo, Mister Barbieri raccontando al bar Internazionale di Mirabello, quell'episodio episodio, venne colto da un infarto fulminante.
 
Il Ferrari riconobbe che ciò che successe a San Pietro in Casale era un chiaro segno del destino. Si doveva ritirare!
Ciò nonostante il Ferrari non attaccò mai le sue All Stars basse e rosse al chiodo e negli anni che seguirono continuò a praticare  il play ground.
Spesso si poteva riconoscere, passando dalle parti del Bagno Gabbiano o al Travone la sua classica spietrata contro il tabellone.
 
Nel frattempo nacque, con uno Spalding in mano, Tommy; il suo nipotino
prediletto. Il Ferrari volle diventare il suo preparatore atletico e gli insegnò tutti i vecchi trucchi di cui era a conoscenza. Giocarono spesso uno contro l'altro d'estate nei campetti di Milano Marittima e dei Lidi Ferraresi ma qTommy, che all'ora aveva solo 8 anni, lo stoppò davanti ad una spiaggia di gente.
 
Il Ferrari capì che era meglio lasciarlo andare per la sua strada. Molti anni dopo Tommy si sarebbe ricordato, in ogni partita, di tutti quei trucchetti e gli avrebbe dato grandissime soddisfazioni. Il Ferrari, da spettatore, si avvicinò per curiosità al basket femminile e rimase molto affascinato. Lo si poteva vedere quasi tutte le domeniche al palazzetto dello Sport. Conobbe Gabry, Sarni, Vedovati e Balleggi e nei dopo partita, davanti ad una pizza ed una coca-cola, lo si poteva ascoltare fare il suo interminabile monologo sul fatto di come si era vinta o persa una partita.
 
A Ferrara venne organizzato nel 1994 l'All Star Game e Michelle Edwards,
play di colore della Conad Ferrara, venne proclamata M.v.p.
Il Ferrari  rimase  ipnotizzato dalla agilità,  dalla veolcità e dalla potenza che Michelle esprimeva sul campo
ma  soprattutto dalla grazia e dalla dolcezza che trasmetteva fuori. 
Decise di volerla conoscere e nessuno sa come riuscì con uno stratagemma ad intrufolarsi al rinfresco per le premiazioni che si svolse all'Hotel regina Elisabetta dopo la partita.

Lei era splendida nel suo vestito chiaro ed il Ferrari, riuscì in quell'occasione a mettere in pratica ed alla perfezione, una cosa che sul parquet non gli era mai riuscita: il taglia fuori e  non tagliò fuori uno qualsiasi ma bensì il centro della Fortitudo Dan Gay che si stava avvicinando a Michelle  con lo champagne.


Il Ferrari e Michelle divennero ottimi amici.
Quando lei tornava dall'allenamento o dalle partite, il Ferrari,  solo con uno sguardo riusciva a capire il suo  stato d'animo e a secondo preparava, spaghetti alla capricciosa, torciglioni alla arrabiata  o pennette alla puttanesca.
 
Il  Ferrari  si trasferì a Bologna per lavoro ed alla sera  frequentava il  Planet Sport, il  Caracoles o la Piedra del Sol dove ancora incontrò  Dan Gay. Divennero amici.

Assieme a Michelle, e quando si poteva,  il Ferrari andava al Palazzo, in prima fila, di fianco a Dino Meneghin per seguire  la Fortitudo di Dan Gay, Vincenzino Esposito e Djorjevich.
 
Entrò nell'ambiente Fortitudo.
 
A fine stagione Michelle ritornò a Boston con in braccio, il frutto della  loro relazione:
un simpaticissimo cucciolo di dalmata a cui diedero il nome Shasha.
La regola "fuori uno, sotto l'altro" applicata dai più grandi allenatori del mondo,
venne applicata anche dal Ferrari quando nella stagione 95/96  dalla Virginia arrivò a Ferrara una tra i più grandi pivot del basket femminile: Trina Trace.
Il Ferrari, cambiò qualche schema e al posto della pasta alla capricciosa, arrabiata e puttanesca preparava burritos, enchillade de pollo e tacos al manzo piccante con fagioli,
nella assoluta convinzione che ciò avrebbe favorito Trina a tirar fuori più grinta, più determinazione, entusiasmo e mentalità vincente.
Nessuno al mondo, tranne il Ferrari, sapeva quanto andasse pazza Trina Trace per l¹enchillada de pollo
ed il Ferrari ne preparò così  tante che sembra che negli spogliatoi delle ragazze, fosse diventato famoso
con il nome de " l'uomo che sussurrava alle enchillade ".
 
Presentò Trina Trace a Dan Gay, che nel frattempo aveva preso in gestione il Flamingo. Tutti i lunedì sera era frequentato solo ed esclusivamente da cestisti.
Un lunedì sera, si dice che,  guardarobieri, baristi e parcheggiatori compresi, al Flamigo si raggiunse l'altezza media record mai registrata in un locale pubblico di 1,93 cm.

Carlton Myers, Damiao, Trina Trace ed il Ferrari erano praticamente ospiti fissi.
A Bologna arrivò Eric Murdock con la sua "palombella"  e la prima persona che conobbe, manco a dirlo, fu  il Ferrari.
Andarono spesso assieme a cena alla Piedra del Sol, parlando di donne, jazz, margharitas e palombelle.
I Charlotte Hornes sbarcarono a Bologna , Basket City, nel 1996 e anche se nessuno crederà mai a questa storia ma caso mai al contrario,
Larry Johnson prima e Robert Parish invitarono per telefono il Ferrari  al fare una passeggiata assieme sotto il Pavaglione come vecchi amici.
 
Un funesto pomeriggio dello stesso anno, al bagno Gabbiano, così per scherzo il Ferrari riallacciò le vecchie All Stars rosse per affrontare, in una partitella che doveva essere solamente una sgambata, Lalo, Brancaleoni, Sganz e Andreino detto Pollo. Dal punto di vista tecnico non é che si potesse dire che in quella partitella si potessero vedere grandi cose, ma dal punto di vista agonistico la sfida sembrava molto sentita.

Il Ferrari non si tirò indietro, si videro qua e la anche colpi proibiti. Ben presto la partitella si tramutò in una sfida all'ultimo sangue.
Il Ferrari non aveva più le gambe ed il rapporto peso potenza, che tra l¹altro non aveva mai avuto, di un tempo, e per quanto riguardava la sua coordinazione ....
parole appropriate...sono  difficili da trovare.   Inevitabile:  'infortunio!
 
Mentre il Ferrari  tentava una schiacciata a due mani all'indietro con avvitamento perse l'equilibrio e cadde a malo modo sulla sua caviglia sinistra
distorcendosela in modo irreversibile. A testimonianza di quella sua ultima partita oggi al Bagno Gabbiano c'è un discutibile mezzo busto in granito che ritrae nel momento la smorfia del Ferrari. Qualcuno a questo punto avrebbe potuto sperare che il Ferrari si ritirasse definitivamente dal mondo del basket,
invece l'infortunio lo rinvigorisce e gli dà una nuova carica e nelle sue vene scorre con la pressione di un Voit una nuova linfa vitale.
 
Dopo aver speso una intera giovinezza nel mondo del basket e dopo aver raggiunto l'età della ragione cos'altro poteva capitare al Ferrari?
 Qualcuno potrebbe rispondere: si é dato al golf (come Michael Jordan d'altronde) per poi ritornare?  é diventato telecronista delle partite su tele Estense?
Guida il pulmino per portare gli allievi della Semper in trasferta? E' addetto alle pulizie al Palazzetto? o si é semplicemente impiccato ad un canestro?
...niente di tutto questo e per la serie "i sogni diventano realtà" al Ferrari, che nel frattempo era tronato a vivere a Ferrara e a causa di un curioso equivoco, viene data l'opportunità di allenare una vera squadra
nel campionato C.s.I. :  I "Pitona Azzurra"!
 
E' un lavoro molto duro riuscire a organizzare un team quando si ha a disposizione un budget limitato, pochi sponsor ed un organico con pochi giocatori, ma é ancora più difficile, come nel caso di "Pitona Azzurra",  allenarli quando tutti i  giocatori a loro volta sono degli allenatori.

Sembra dunque vero che il commissario tecnico sia il mestiere più diffuso nel nostro paese, ma proprio per questo, allenare la Pitona valse al Ferrari il titolo de "l'allenatore degli allenatori"!!!

Il Presidente parlò molto chiaro al Ferrari: "giacca e cravatta sempre, capello tirato indietro col gel alla Scariolo ....braccia conserte alla Pat Raily e tutto il resto non conta"
 
Ma Il Ferrari lesse tra le righe che in quel messaggio c'era solo una grandissima voglia di vincere. Si tirò su le maniche, s' impomatò per bene i capelli e in quattro e quattro otto mise in piedi una squadra con una grinta che non si sarebbe arresa nemmeno difronte ai Chicago Bulls!
 
Il loro motto infatti divenne "una pitona non si arrende mai!".
Nel campionato C.S.I. del 1998, di successo in successo, grazie alle bombe da tre di Luca Bazooka, grazie alle mani caldissime di Rambo e Paolo, grazie ai rimbalzi stratosferici di Maurizio detto Shack e di Pole Polesinanti, grazie ai blocchi in cemento armato di De Salvia, grazie alle penetrazioni alla nitroglicerina di Alessandro, grazie alla difesa asfissiante alla "comacchiese" di Nerio Stella, grazie alla grinta del sempreverde Foga detto Magic ma anche nonostante le palle perse da Daniele (che in una partita superò  la media del 100%) ed alle stoppate subite da Melandri (anche 15 di fila),  il Ferrari riuscì a portare la Pitona sino alla finale.
 
La Pitona smise di volare la sera della finalissima contro il Pastificio Andalini, quando il cronometro arrivò a 0 secondi da giocare e il Ferrari dovette arrendersi di fronte alla eloquenza del risultato finale. Nella conferenza stampa che si tenne dopo la finalissima il Ferrari, visibilmente provato con e con la voce strozzata dalla commozione riuscì a dire solamente poche parole, e molti anni dopo, quelle poche parole
furono definite da qualcuno, che di basket e di poesia se intende, come la più romantica e breve poesia che sia mai stata scritta sul fantastico mondo del basket.
 
Disse : " io .....e il basket........"




 
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